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giovedì 30 maggio 2013

La personalità cambia il volto

Quest’ultima teoria per spiegare il presunto legame tra aspetto del volto e personalità si può far risalire addirittura a Darwin e nonostante la relativa vetustà è ancora la più affascinante di tutte a mio avviso.
Secondo questa teoria è la nostra personalità che plasma la nostra faccia, attraverso le emozioni prevalenti che sperimentiamo, gli atteggiamenti appetitivi o evitanti nei confronti delle cose e del mondo, l’autostima, il senso di efficacia, l'apertura all'esperienza e così via all’infinito. Il volto in fondo è una tavolozza malleabile in cui si disegnano rughe fasiche che possono però diventare toniche (stabili). Le forme, le posizioni e i rapporti reciproci di sopracciglia, palpebre, occhi, narici, labbra possono modificarsi a seconda di quanto “si è abituati” a sorridere o ad arrabbiarsi o a soffrire.
Più prosaicamente, una vita a usare di più certi muscoli facciali a seconda delle proprie disposizioni caratteriali può creare pattern stabili di contrazione e distensione muscolare che generano un volto unico, ma intelligibile e interpretabile.
Per concludere questo itinerario a puntate sulla nuova fisiognomica una constatazione sociale davvero romantica, quella secondo cui i membri delle coppie di lunga data finiscano con gli anni per assomigliarsi.

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